lunedì 22 dicembre 2008

C'è bisogno di uno sguardo nuovo

Per una riflessione sul Natale, come occasione di incontro con L'Uomo nuovo, ho voluto dedicarvi questa citazione, come augurio a tutti voi.

Da tempo l'uomo occidentale ha bruciato la bisaccia ed il bastone del viandante con la sua commovente attitudine alla domanda. La dimora dell'uomo non è più l'orizzonte, ma il nascondiglio, dove non incontra più nessuno e dove perciò comincia a dubitare della sua stessa esistenza.
Andrej Tarkovskij


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venerdì 19 dicembre 2008

"Povertà evangelica"?

Non ho saputo resistere, mi faceva molto sorridere: oggi ho dovuto riportare una citazione del grande cardinale Biffi.
Mi sembrava molto adatta a commentare l'omelia che ascolteremo dai nostri parroci, la notte di Natale.


A richiamarsi assiduamente alla "povertà" e a decantarla con entusiasmo sono proprio i cristiani benestanti e gli uomini di Chiesa di estrazione borghese, che non hanno mai avuto modo di farne personalmente qualche esperienza: ai veri poveri invece di solito non viene neppure in mente di esaltare la loro condizione e di farne un ideale di vita.
Giacomo Biffi, "Pecore e pastori", ed. Cantagalli

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giovedì 18 dicembre 2008

Sorprendenti sottigliezze della lingua italiana

Un cortigiano: un uomo che vive a corte
Una cortigiana: una mignotta

Un massaggiatore: un kinesiterapista
Una massaggiatrice: una mignotta

Un professionista: un uomo che conosce bene la sua professione
Una professionista: una mignotta

Un uomo di strada: un uomo duro
Una donna di strada: una mignotta

Un uomo senza morale: un politico
Una donna senza morale: una mignotta

Un uomo pubblico: un uomo famoso, in vista
Una donna pubblica: una mignotta

Un uomo facile: un uomo con il quale è facile vivere
Una donna facile: una mignotta

Un intrattenitore: un uomo socievole e affabulatore
Una intrattenitrice: una mignotta

Un adescatore: un uomo che coglie al volo persone e situazioni
Un'adescatrice: una mignotta

Un uomo molto disponibile: un uomo gentile
Una donna molto disponibile: una mignotta

martedì 16 dicembre 2008

L'ora delle tenebre e della vergogna

Lettera di + Luigi Negri, Vescovo di San Marino - Montefeltro, sul caso di Eluana Englaro.
C'è ancora un modo e il più grave per non considerare l'enormità che la sentenza della Cassazione ha aperto nel nostro Paese. È certamente una tragedia di proporzioni colossali che si renda legittimo l'assassinio di una persona adulta ma debole ed indifesa. È una tragedia etica e sociale di proporzioni spaventose, ma soprattutto, e questo è il punto, è la fine della nostra civiltà italica.
Una civiltà che è durata quasi tremila anni e in cui si sono sintetizzati mirabilmente il genio filosofico della grecità; il diritto romano, fonte di ordine alla convivenza universale; l'irripetibile ed irriducibile annuncio della fede, rivelazione di Dio e salvezza dell'uomo; la grande esperienza della laicità come libertà di coscienza e di ricerca. La civiltà dell'uomo e per l'uomo, indisponibile a tutto, perché disponibile solo al Mistero. La persona umana, una, unica ed irripetibile, protagonista della sua propria storia e di tutta la storia dell'umanità.
Tutto questo non esiste più.
Preparato da altri eventi che si sono dispiegati negli ultimi 40 anni e hanno progressivamente annullato l'identità e la dignità della persona, quest'ultimo tratto di penna di oscuri burocrati della Magistratura italiana cancella un'epoca grandiosa.
Finisce «l'Italietta», nata male e finita peggio: piccola e quasi insignificante provincia nel grande impero della sazietà e della disperazione.
Chi può e vuole, lavori da subito alla nascita di una nuova civiltà: dovrà necessariamente avere forme e modi nuovi, inizi più umili, ma in essa dovrà battere il cuore antico, che non è stato distrutto perché non può essere distrutto. Il cuore dell'uomo infatti è indistruttibile.
In questa impresa, del far nascere finalmente quella che già Giovanni Paolo II aveva definito la «civiltà della verità e dell'amore», il popolo cristiano saprà fare la sua parte. Ed è certo che avrà accanto moltissimi uomini di buona volontà.

martedì 25 novembre 2008

È, se canta.

A Natale, alle quattro del mattino, sono andato alla prima messa nella cattedrale. La volta tetra con le sue colonne, il rosone e i vetri colorati e la folla in ginocchio erano illuminati solo a metà dalle lampade. Il canto del coro invisibile sembrava aleggiare sopra il coro e l'altare e rispondere alle note piene dell'organo potente.
Non sono cattolico e m'importava poco dello scampanellare e dell'inginocchiarsi di quei preti variopinti, però il canto da solo mi fece più impressione delle frasi insipide ed eternamente uguali della maggior parte dei nostri pastori che anno per anno, a Natale, non sanno dire, di solito, niente di più intelligente se non che il buon Signore Iddio è stato veramente un uomo giudizioso a far venire al mondo Cristo propio in questo periodo.
Georg Büchner, Strasburgo gennaio 1833, "Lettere alla famiglia", in "Opere", Adelphi, 1963

giovedì 20 novembre 2008

Un mito: Steve Jobs

LA SECONDA STORIA A PROPOSITO DELL'AMORE E DELLA PERDITA
Sono stato fortunato: ho trovato molto presto che cosa amo fare nella mia vita. [...] avevamo appena realizzato la nostra migliore creazione - il Macintosh - e io avevo appena compiuto 30 anni, e in quel momento sono stato licenziato. Come si fa a venir licenziati dall'azienda che hai creato?
[...] a 30 anni io ero fuori. E in maniera plateale. Quello che era stato il principale scopo della mia vita adulta era andato e io ero devastato da questa cosa. [...]
Ma qualcosa lentamente cominciò a crescere in me: ancora amavo quello che avevo fatto. L'evolvere degli eventi con Apple non avevano cambiato di un bit questa cosa. Ero stato respinto, ma ero sempre innamorato. E per questo decisi di ricominciare da capo.
Non me ne accorsi allora, ma il fatto di essere stato licenziato da Apple era stata la miglior cosa che mi potesse succedere. La pesantezza del successo era stata rimpiazzata dalla leggerezza di essere di nuovo un debuttante, senza più certezze su niente. Mi liberò dagli impedimenti consentendomi di entrare in uno dei periodi più creativi della mia vita.
Durante i cinque anni successivi fondai un'azienda chiamata NeXT e poi un'altra azienda, chiamata Pixar, e mi innamorai di una donna meravigliosa che sarebbe diventata mia moglie. Pixar si è rivelata in grado di creare il primo film in animazione digitale, Toy Story, e adesso è lo studio di animazione più di successo al mondo. In un significativo susseguirsi degli eventi, Apple ha comprato NeXT, io sono ritornato ad Apple e la tecnologia sviluppata da NeXT è nel cuore dell'attuale rinascimento di Apple. E Laurene e io abbiamo una meravigliosa famiglia.
Sono sicuro che niente di tutto questo sarebbe successo se non fossi stato licenziato da Apple. E' stata una medicina molto amara, ma ritengo che fosse necessaria per il paziente. Qualche volta la vita ti colpisce come un mattone in testa. Non perdete la fede, però. Sono convinto che l'unica cosa che mi ha trattenuto dal mollare tutto sia stato l'amore per quello che ho fatto. Dovete trovare quel che amate. E questo vale sia per il vostro lavoro che per i vostri affetti. Il vostro lavoro riempirà una buona parte della vostra vita, e l'unico modo per essere realimente soddisfatti è fare quello che riterrete un buon lavoro. E l'unico modo per fare un buon lavoro è amare quello che fate. Se ancora non l'avete trovato, continuate a cercare. Non accontentatevi. Con tutto il cuore, sono sicuro che capirete quando lo troverete. E, come in tutte le grandi storie, diventerà sempre migliore mano a mano che gli anni passano. Perciò, continuate a cercare sino a che non lo avrete trovato. Non vi accontentate.
Dal discorso agli studenti dell'Università di Stanford, 12.06.2005

sabato 1 novembre 2008

La promessa

Giornata di inizio d'anno della comunità riminese di CL.
Questa è la canzone con cui abbiamo cominciato:



Bruce Springsteen - THE PROMISE

venerdì 26 settembre 2008

Millenario damianeo

Qui trovate la registrazione di un mio famoso concerto con un gruppo d'amici. Fatemi sapere vostri commenti.

mercoledì 13 agosto 2008

La salvezza sta in un forte braccio e in un’anima pura

Tre anelli ai Re degli Elfi sotto il cielo che risplende,
sette ai Prìncipi dei Nani nelle loro rocche di pietra
nove agli uomini mortali che la triste sorte attende,
uno per l’Oscuro Sire chiuso nella reggia tetra,
nella terra di Mordor dove l’ombra nera scende.

Un anello per domarli, un anello per trovarli,
un anello per ghermirli e nel buio incatenarli.

Vanno Frodo ed Aragorn nella terra di Mordor,
per diverse vie a combatter contro l’oscuro signore;
se la terra tua s’oscura tu non devi aver paura:
la salvezza sta in un forte braccio e in un’anima pura.

Un anello per domarli, un anello per trovarli,
un Anello per ghermirli e nel buio incatenarli.

Three Rings for the Elven-kings under the sky,
Seven for the Dwarf-lords in their halls of stone,
Nine for Mortal Men doomed to die,
One for the Dark Lord on his dark throne
In the Land of Mordor where the Shadows lie.
One Ring to rule them all, One Ring to find them,
One Ring to bring them all and in the darkness bind them
In the Land of Mordor where the Shadows lie.

J. R. R. Tolkien

giovedì 7 agosto 2008

Amore anche dopo la morte

"Caro" disse la moglie "Che faresti se io morissi?"
"Sarei terribilmente triste", rispose il marito. "Perchè fai queste domande?"
"Ti risposeresti?" insistette la moglie. "No di certo" disse lui.
"Non ti piace essere sposato?" disse lei. "Certo, cara."
"Allora perchè non ti risposeresti?" "Va bene, mi risposerei", rispose il marito.
"Lo faresti?" disse la moglie vagamente offesa. "Sì" rispose lui.
"Dormiresti con lei nel nostro letto?" disse lei, dopo una lunga pausa.
"Beh, penso di sì" rispose il marito. "Capisco" disse indignata la
moglie. "E le permetteresti di indossare i miei vestiti?" "Se lei lo
volesse, penso di sì."
"Davvero" disse freddamente la moglie.
"E metteresti via le mie foto, e le rimpiazzeresti con le sue?" "Sì. Penso sarebbe la cosa più corretta da fare."
"Ah è così?" disse la moglie, scattando in piedi. "E suppongo che le permetteresti di giocare con le mie mazze da golf!"
"Certamente no cara, lei è mancina."

martedì 8 luglio 2008

Il coro e le sue voci

Ogni voce canta in una differente tessitura, e ognuna ha una personalità ben spiccata. Potreste chiedere: "Perché cantare note differenti dovrebbe causare tali differenze tra le persone?", e in effetti questa è una questione misteriosa che non è stata studiata adeguatamente, specialmente per il fatto che gli scienziati che studiano i musicisti tendono ad essere musicisti essi stessi e hanno gli stessi peculiari problemi legati all'essere tenore, corno inglese, timpanista, o quello che vi pare.
Comunque, questo non c'entra; rimane il fatto che le quattro parti vocali possono essere distinte facilmente, e ora vi spiegherò come.

I SOPRANI sono quelli che cantano più in alto, e a causa di ciò pensano di governare il mondo. Hanno i capelli più lunghi, i gioielli più stravaganti e le gonne più fruscianti di chiunque altro, e si considerano insultate se non hanno il permesso di arrivare almeno ad un SOL alto in ogni movimento di ogni dannato pezzo. Quando raggiungono le note alte, le tengono per almeno la metà in più di quello che il compositore e/o il direttore richiedono, e poi si lamentano che la loro gola le sta uccidendo e che il compositore e il direttore sono dei sadici.
I soprani hanno atteggiamenti contrastanti verso le altre sezioni del coro, comunque le ritengono tutte inferiori a loro. I contralti stanno ai soprani all'incirca come i secondi violini stanno ai primi – graziosi per cantare in armonia con loro, ma non realmente necessari. Tutti i soprani hanno il pensiero nascosto che i contralti potrebbero andarsene e il pezzo suonerebbe all'incirca lo stesso, e non capiscono come qualcuno possa cantare in quella tessitura come prima scelta – è così noiosa! I tenori, d'altronde, possono essere così carini ad averli intorno, a parte le possibilità di flirtare con loro (è ben noto che i soprani non flirtano mai con i bassi), i soprani amano cantare i duetti coi tenori perché i tenori devono mettercela tutta per cantare in una tessitura che per i soprani è medio-bassa, mentre i soprani si mettono in mostra volando nella stratosfera. Per i soprani, i bassi sono la feccia della terra – cantano così dannatamente profondo, sono inutili per intonare perché sono laggiù nei toni bassi, bassissimi – e inoltre ci deve essere qualcosa di sbagliato in gente che canta in chiave di basso (sebbene mentre svengono quando i tenori cantano, alla fine vanno a casa con i bassi).

I CONTRALTI sono il sale della terra – nella loro opinione, naturalmente. I contralti sono gente senza pretese, che indosserebbero i jeans ai concerti, se ne avessero il permesso. I contralti sono in una posizione unica nel coro, in quanto non possono lamentarsi di dover cantare troppo alto o troppo basso, e sanno benissimo che tutte le altre sezioni pensano che la loro parte sia pietosamente semplice. Ma i contralti sanno che le cose stanno diversamente. Sanno che mentre i soprani stanno stridendo su un LA alto, loro sono costrette a cantare elaborati passaggi pieni di diesis e bemolle e cambi di ritmo, e nessuno se ne accorge perché i soprani stanno cantando troppo forte (e di solito anche i bassi).
I contralti provano un profondo segreto piacere nel cospirare assieme per mettere in evidenza le stonature dei soprani. I contralti hanno una innata disistima per i tenori, perché i tenori cantano all'incirca nella stessa loro tessitura, e pensano di farlo meglio. Amano invece i bassi, e si divertono a cantare in duetto con loro – i bassi si sentono appena come un rimbombo, ed è l'unico momento in cui i contralti possono veramente farsi ascoltare. L'altro rimpianto dei contralti è quello di essere sempre in troppe e di non poter quindi mai cantare veramente forte.

I TENORI sono viziati. E' tutto quello che c'è da dire. Da un lato, non ce ne sono mai abbastanza, e i direttori di coro venderebbero piuttosto la loro anima che lasciarsi scappare un tenore appena decente, mentre sono sempre pronti a cedere un po' di contralti a metà prezzo. E poi, per qualche ragione, i pochi tenori esistenti sono sempre veramente bravi – è uno dei misteri della vita. Così, non c'è da meravigliarsi che i tenori abbiano sempre i capelli fluenti – dopo tutto, chi altri può far svenire i soprani? L'unica cosa che rende insicuri i tenori è l'accusa (generalmente dai bassi) che chiunque canti così in alto non può essere un vero uomo. Nel loro fascino perverso, i tenori non lo riconosceranno mai, ma piuttosto si lamenteranno ancora più forte con il sadico compositore che li fa cantare così dannatamente in alto.
I tenori hanno inoltre un rapporto di amore-odio con il direttore, perché questi chiede loro continuamente di cantare più forte perché sono pochi. Nessun direttore nella storia delle interpretazioni ha mai chiesto meno tenori in un passaggio forte. I tenori si sentono minacciati in modi diversi da tutte le altre sezioni – i soprani perché loro possono raggiungere quelle incredibili note alte; i contralti perché non hanno nessun problema a cantare quelle note sulle quali i tenori si impiccano; e i bassi perché, sebbene non possano cantare niente di più alto di un MI, lo cantano così forte da ammazzare i tenori. I tenori morirebbero piuttosto che ammetterlo. E' un fatto poco noto che i tenori battono le palpebre più di chiunque altro mentre cantano.

I BASSI cantano più in basso di tutti. Questo spiega tutto. Sono gente impassibile, affidabile e hanno più peli di tutti. I bassi si sentono continuamente non apprezzati, ma hanno la convinzione profonda di essere davvero la sezione più importante (un punto di vista condiviso dai musicologi, ma sicuramente non da soprani e tenori), nonostante abbiano la parte più noiosa di tutti e spesso cantino la stessa nota (o in terzine senza fine) per una pagina intera. Essi compensano cantando più forte che possono (la maggior parte dei bassi in realtà sono suonatori di tuba). I bassi sono la sola sezione che può regolarmente lamentarsi di quanto sia bassa la loro parte, e prendono delle espressioni orribili quando tentano di raggiungere le note molto basse.
I bassi sono gente caritatevole, ma la loro carità non si estende ai tenori, che considerano dei damerini affettati. I bassi detestano cantare coi tenori più che con chiunque altro. I bassi amano i contralti (tranne quando sono in duetto e i contralti hanno la parte migliore). Per quanto riguarda i soprani, questi vivono semplicemente in un altro universo che i bassi non capiscono minimamente. Non possono immaginare che qualcuno possa voler cantare così alto e suonare così male quando sbaglia. Quando un basso sbaglia, le altre tre sezioni lo copriranno, e lui potrà continuare per la sua strada finché a un certo punto, in qualche modo, si arriverà ad essere in accordo.

Ragioni supplementari per far parte di una data sezione:

Le dieci ragioni per essere tenori:
  1. I tenori sono sempre eccitati – senza droghe.
  2. Citate un'opera dove è il basso a prendersi la ragazza.
  3. Potete mostrare ai soprani come andrebbe cantato quel passaggio.
  4. Hai mai sentito di qualcuno che abbia pagato mille dollari per ascoltare I Tre Bassi?
  5. Chi ha bisogno del cervello quando hai gli armonici?
  6. I tenori non devono sprecare tempo nel reparto "come migliorare" delle librerie.
  7. Puoi intonare High Calypso con John Denver.
  8. Quando hai un buon falsetto, puoi fare un sacco di soldi prestando la voce ai personaggi dei cartoni animati.
  9. Il canto gregoriano è stato praticamente inventato per i tenori. Nessuno ha inventato un genere per i bassi.
  10. Puoi intrattenere i tuoi amici impersonando Julia Child.
Le dieci ragioni per essere bassi:
  1. Non devi stringere la pancia per raggiungere la tua nota.
  2. Non devi preoccuparti che una donna ti porti via il lavoro.
  3. Oppure un ragazzino.
  4. Gli eroi sono sempre bassi. E' così – se dovessero cantare, canterebbero da bassi.
  5. Puoi cantare memorabili frasi liriche come "bop, bop, bop, bop" (oppure "bum, chin, bum, chin, chin").
  6. Se il lavoro di cantante non va, puoi sempre fare l'annunciatore.
  7. Non hai mai bisogno di studiare in chiave di violino.
  8. Se prendi un raffreddore, chissenefrega.
  9. Per divertimento, puoi cantare al livello più basso della tua tessitura e far pensare alla gente che c'è un terremoto.
  10. Se tossisci mentre stai cantando, la gente pensa che sia nella partitura.
Le dieci ragioni per essere soprani:
  1. Il resto del coro esiste solo per valorizzarti.
  2. Puoi intrattenere i tuoi amici rompendo i loro bicchieri.
  3. Puoi fare il nome di una sola opera lirica dove è il contralto che si prende l'uomo?
  4. Quando i soprani vogliono cantare sotto la doccia, sanno la parte.
  5. Puoi sempre cantare per sfizio la parte del contralto.
  6. Magnifici costumi – come l'elmo con le corna.
  7. Quanti contralti famosi conosci?
  8. Quando le donne grasse cantano, abitualmente cantano soprano.
  9. Quando ti sei stancata di cantare in tono, puoi sempre cantare un'ottava sotto.
  10. Puoi cantare all'unisono con Michael Jackson.
Le dieci ragioni per essere contralti:

  1. Riesci a cantare un mi bemolle veramente intonato.
  2. Puoi cantare la stessa nota per dodici battute di seguito (tang… tang… tang…).
  3. Non hai veramente bisogno di riscaldamento per cantare dodici battute consecutive di mi bemolle.
  4. Se il coro stona, non è mai colpa dei contralti.
  5. Hai un sacco di tempo per chiacchierare durante gli assolo dei soprani.
  6. Puoi sostenere che i contralti sono meglio dei soprani, perché tutti sanno che le donne cantano soprano per non dover imparare a leggere la musica.
  7. Puoi trovare un lavoretto part-time cantando tenore.
  8. I contralti si prendono tutte le pause lunghe.
  9. Mentre i soprani stanno sgolandosi su qualche nota oltraggiosamente alta alla fine di un inno, i contralti hanno l'ultima parola.
  10. Quando i contralti steccano una nota, nessuno se ne accorge.

mercoledì 25 giugno 2008

ATTENZIONE - Importante comunicato da diffondere alla cittadinanza

Cari cittadini,
è ben noto che i terroristi islamici si oppongono al consumo di alcool, e considerano un peccato vedere una donna nuda che non sia la propria.
Per questo si ordina che domani, alle ore 15.00, tutte le donne corrano nude per gli uffici, e tutti gli uomini le inseguano con una birra in mano.
Questo ci aiuterà ad individuare i terroristi che si nascondono nelle nostre aziende.
L'intero mondo libero ti ringrazia per questi sforzi nella lotta contro il terrorismo.

Il Presidente

martedì 24 giugno 2008

Il pellegrino e i tre spaccapietre

Durante il Medioevo, un pellegrino aveva fatto voto di raggiungere un lontano santuario, come si usava a quei tempi.
Dopo alcuni giorni di cammino, si trovò a passare per una stradina che si inerpicava per il fianco desolato di una collina brulla e bruciata dal sole. Sul sentiero spalancavano la bocca grigia tante cave di pietra. Qua e là degli uomini, seduti per terra, scalpellavano grossi frammenti di roccia per ricavare degli squadrati blocchi di pietra da costruzione.
Il pellegrino si avvicinò al primo degli uomini. Lo guardò con compassione. Polvere e sudore lo rendevano irriconoscibile, negli occhi feriti dalla polvere di pietra si leggeva una fatica terribile. Il suo braccio sembrava una cosa unica con il pesante martello che continuava a sollevare ed abbattere ritmicamente.
"Che cosa fai?", chiese il pellegrino.
"Non lo vedi?" rispose l'uomo, sgarbato, senza neanche sollevare il capo. "Mi sto ammazzando di fatica".
Il pellegrino non disse nulla e riprese il cammino.
S'imbatté presto in un secondo spaccapietre. Era altrettanto stanco, ferito, impolverato.
"Che cosa fai?", chiese anche a lui, il pellegrino.
"Non lo vedi? Lavoro da mattino a sera per mantenere mia moglie e i miei bambini", rispose l'uomo.
In silenzio, il pellegrino riprese a camminare.
Giunse quasi in cima alla collina. Là c'era un terzo spaccapietre. Era mortalmente affaticato, come gli altri. Aveva anche lui una crosta di polvere e sudore sul volto, ma gli occhi feriti dalle schegge di pietra avevano una strana serenità.
"Che cosa fai?", chiese il pellegrino.
"Non lo vedi?", rispose l'uomo, sorridendo con fierezza. "Sto costruendo una cattedrale".
E con il braccio indicò la valle dove si stava innalzando una grande costruzione, ricca di colonne, di archi e di ardite guglie di pietra grigia, puntate verso il cielo.

Bruno Ferrero

sabato 31 maggio 2008

Rivoluzione

Durante l'assenza della moglie, un importante uomo d'affari dovette rimanere in casa per badare ai due scatenatissimi bambini. Aveva un'importante pratica da sbrigare, ma i due piccoli non lo lasciavano in pace un istante.
Cercò così di inventare un gioco che li tenesse occupati un po' di tempo. Prese da una rivista una carta geografica che rappresentava il mondo intero, una carta complicatissima per i colori dei vari stati. Con le forbici la tagliò in pezzi minutissimi che diede ai bambini, sfidandoli a ricomporre il disegno del mondo. Pensava che quel puzzle improvvisato li avrebbe tenuti occupati per qualche ora.
Un quarto d'ora dopo, i due bambini arrivarono trionfanti con il puzzle perfettamente ricomposto.
"Ma come avete fatto a finire così in fretta? ", chiese il padre meravigliato.
"È stato facile", rispose il più grandicello. "Sul rovescio c'era una figura di un uomo. Noi ci siamo concentrati su questa figura e, dall'altra parte, il mondo si è messo a posto da solo".

Bruno Ferrero, "Il puzzle".

martedì 20 maggio 2008

Il senso del tempo?

Rapido è il tempo che passa
e che ci affoga nel nulla:
ieri eri ancor nella culla,
domani sarai nella cassa.

Carlo Vallini

martedì 8 aprile 2008

Non ci avevo mai fatto caso...

"[...] il direttore interviene su parti molto intime del corpo umano, come il respiro, le mucose interne della cavità boccale, la laringe - non dimentichiamoci che quest'ultima è catalogata dalla fisiologia tra gli organi sessuali secondari."

Valter Marzilli (docente di direzione corale presso il Pontificio Istituto di musica sacra), "La formazione del direttore di coro", Diapason, anno XXV, n. 67.

mercoledì 20 febbraio 2008

Prossimi appuntamenti

Aprile
18, Roma:
Chiesa di S. Ignazio
Concerto Cantus Anthimi

20, Praglia (PD):
Messa cantata
Coro Carla Amori

Maggio
11, Siena:

Stella splendens
Concerto Cantus Anthimi

Giugno
7, Stoccolma (S):

Concerto coro Carla Amori

21, Verona:
San Zeno
Nostalgia dell'Eden
Concerto Cantus Anthimi, h. 18.30

25, Rimini:
Chiesa "Nostra Signora di Fatima"
Concerto coro Carla Amori

Luglio
5, Cortona:
Festa della pace
Vespro cantato, Cantus Anthimi, ore 18.00

20, Montepulciano:
Cantiere internazionale d'arte
Homo viator
Concerto Cantus Anthimi, ore 18.00

26, Potsdam (D):
Concerto Cantus Anthimi

27, Abazia Lehnin (D):
Concerto Cantus Anthimi

27, Berlino (D):
Messa Cantus Anthimi

venerdì 8 febbraio 2008

"Ce la caveremo, vero, papà?"

"Una notte il bambino si svegliò da un sogno e non volle raccontarglielo.
Non sei obbligato a dirmelo se non ti va, disse l'uomo. Non ti preoccupare.
Ho paura.
Va tutto bene.
No, invece.
Era solo un sogno.
Ho tanta paura.
Lo so.
Il bambino distolse lo sguardo. L'uomo lo abbracciò. Ascoltami, disse.
Cosa.
Quando sognerai di un mondo che non è mai esistito o di uno che non esisterà mai e in cui sei di nuovo felice, vorrà dire che ti sei arreso. Capisci? E tu non ti puoi arrendere. Io non te lo permetterò."

Cormac McCarty, "La strada", Torino, 2007. Premio Pulitzer 2007