mercoledì 21 maggio 2014

Il mio pensiero (L. Ligabue)

Cosa c'entra questo cielo lucido che non è mai stato così blu,
e che se ne frega delle nuvole, mentre qui, manchi tu...
Pomeriggio spompo di domenica, come fanno gli altri a stare su,
non arriva neanche un po' di musica, quando qui manchi tu.

E adesso che sei dovunque sei, chissà se ti arriva il mio pensiero,
chissà se ne ridi o se ti fa piacere.

Cosa c'entra quel tramonto inutile, non ha l'aria di finire più,
e ci tiene a dare il suo spettacolo, mentre qui manchi tu.
Così solo da provare panico, e c'è qualcun'altra qui con me.
Devo avere proprio un'aria stupida, sai com'è, manchi te...

E adesso che sei dovunque sei, chissà se ti arriva il mio pensiero,
chissà se ne ridi o se ti fa piacere.
E adesso che sei dovunque sei, ridammelo indietro il mio pensiero,
dev'esserci un modo per lasciarmi andare.

Cosa c'entra questa notte giovane, non mi cambia niente la tv,
e che tristezza che mi fa quel comico, quando qui manchi tu.

E adesso che sei dovunque sei chissà se ti arriva il mio pensiero,
chissà se ne ridi o se ti fa piacere.
E adesso che sei dovunque sei, ridammelo indietro il mio pensiero,
dev'esserci un modo per lasciarmi andare!

"Al netto degli imprevisti, quando si fa musica, quel che conta è fare passare emozioni. La musica del resto dà un suono ai capitoli della vita, cosicché un giorno, riascoltando certe note, si possono rileggere i libri dell’esistenza, rivivendoli come se ogni cosa fosse capitata un attimo prima." (Maristella Panepinto, Musicalnews.com 19.05.2014)

domenica 23 dicembre 2012

Lo spirito del Natale

HORATIO
[...] I have heard,
The cock, that is the trumpet to the morn,
Doth with his lofty and shrill-sounding throat
Awake the god of day; and, at his warning,
 Whether in sea or fire, in earth or air,
The extravagant and erring spirit hies
To his confine: and of the truth herein
This present object made probation.

MARCELLUS
It faded on the crowing of the cock.
Some say that ever 'gainst that season comes
Wherein our Savior's birth is celebrated,
The bird of dawning singeth all night long:
And then, they say, no spirit dares stir abroad;
The nights are wholesome; then no planets strike,
No fairy takes, nor witch hath power to charm,
So hallow'd and so gracious is the time.

ORAZIO
Ho sentito dire che il gallo, squilla del mattino,
con quel suo verso stridulo ed acuto ridesta il dio del giorno;
e a quel richiamo, in mare o nel fuoco, sulla terra o nell'aria,
lo spirito errante nella notte s’affretta
a rientrare nel suo rifugio;
e la prova di tale verità ce l’ha data ciò che abbiamo visto.

MARCELLO
A udir quel canto, s’è dileguato.
Dicono che l'araldo dell’aurora, all'avvicinarsi della stagione
in cui si celebra il Natale del nostro Salvatore,
non cessa di cantar tutta la notte,
e allora, dicono, nessuno spirito più vaga sulla terra;
le notti son salubri, nessun pianeta emana mali influssi,
nessuna fata pratica incantesimi,
nessuna strega ordisce sortilegi,
tanto santificato e ricolmo di grazia è quel tempo.

W. Shakespeare, "Hamlet", act 1 scene 1

giovedì 5 aprile 2012

I papà moderni

Fare il papà non è facile, ci si sente strani, in imbarazzo. E poi i figli fanno domande difficili. È più facile fare lo zio e il nonno. È più facile fare il premier che fare il papà. Anche l’astronauta è più facile da fare, arrivo persino a dire che è più facile fare l’amico che fare il papà!

I papà moderni e quelli di una volta sono molto diversi tra di loro, ma in una cosa si assomigliano: nel non voler togliere spazio al ruolo delle madri, consapevoli che certe cose, quali sostituzione di pannolini, preparazioni di pappe, tattiche e procedure per arginare le colichette, siano meglio svolte dalle mamme; loro, i papà, si mettono umilmente da parte. Quando nasce un figlio, in genere, per i primi anni di vita il papà non si fa molto vedere, non è molto coinvolto nel processo di crescita e di educazione dei pargoli; nei primi due anni di vita o forse anche tre, i papà si dedicano al loro lavoro dalle 7 del mattino fino alle 21-21,30. Quando rientrano vanno a dormire fino alle 6,58 del giorno dopo.

Alcuni padri vedono il loro figlio per la prima volta quando lo portano a scuola il primo giorno delle elementari.

Io ho avuto un papà di una volta, di quelli antichi.

Io ho avuto un solo papà, ai figli moderni ne possono capitare anche 2 o 3.

I papà di adesso sono diversi da quelli di una volta, intanto quelli moderni giocano a tennis, sanno sciare, vanno in mountain bike, di mestiere fanno l’interior designer, collezionano Rolex degli Anni 50, fingono di sapere come investire il loro patrimonio, alla domenica portano la famiglia al ristorante 2 stelle Michelin dove lo chef cucina le lasagne molecolari; il pasto finisce con la nonna che si lamenta e dice che sono più buone le sue.

I papà di una volta giocavano a briscola, quasi tutti lavoravano in fabbrica, dove andavano con bicicletta, e se per caso si bucava una ruota la aggiustavano loro; di soldi non ne avevano, così non sbagliavano investimenti, la domenica si mangiavano le lasagne cucinate dalla mamma e la nonna si lamentava sotto voce dicendo che le sue erano più buone.

I papà moderni ti portano in vacanza due settimane in Patagonia e due settimane in barca ai Caraibi, perché ai bambini bisogna fargli fare un po’ di mare e un po’ di montagna.

I papà moderni devono lavorare 12-14 ore al giorno per 11 mesi l’anno perché devono pagare lo skipper del catamarano e le tute anti-assideramento usate in Patagonia, perché loro, i papà moderni, in Patagonia ti portano in bassa stagione per risparmiare, solo che lì è inverno polare.

I papà di una volta il mare lo vedevano solo quando andavano a trovare i figli alla colonia marina di Pietra Ligure: due domeniche al mese; la nonna si lamentava sempre e diceva che secondo lei il mare di Pinarella di Cervia, che aveva visto in cartolina, era più bello.

Il mio papà il resto della vacanza lo usava per imbiancare la casa, riparare le tapparelle e giocare a carte alla bocciofila Combattenti e Reduci; la nonna diceva che il nonno era più bravo del papà a giocare a briscola.

I papà moderni lavorano tanto e regalano ai figli l’iPhone. Se i figli dei papà moderni non telefonano quattro volte al giorno, non mandano una mail, non inviano un filmato della lezione di judo e non twittano al papi prima e dopo i pasti, i papà moderni si preoccupano e vanno dallo psicologo perché non riescono ad avere un buon rapporto con i loro figli.

I papà di una volta,se arrivava il vicino a dirgli che era arrivata una telefonata per loro, chiedevano preoccupati se era morta la nonna. Ai papà di una volta se gli arrivavano due telefonate in un anno erano autorizzati a vantarsi un pochino, e in mensa gli facevano un brindisi. Alla terza telefonata la nonna si lamentava e diceva che si era persa la virtù del silenzio.

Quando i papà moderni accompagnano i figli alla partita di calcio del sabato pomeriggio, riescono a litigare con l’arbitro, con l’allenatore e con i papà della squadra avversaria; i sabati che il figlio perde litigano anche con il magazziniere, con il posteggiatore, con il figlio stesso e con la moglie e la nonna poi a casa.

Un sabato la mia squadra ha perso il derby contro il Busto Garolfo, mio papà è stato zitto fino a casa, poi ha trangugiato un Fernet Branca, ha acceso una nazionale senza filtro e mi ha detto: «Allenati a palleggiare e a tirare le punizioni, storia e matematica li farai la settimana prossima».

I papà moderni quando un figlio torna da scuola con un 4, denunciano il professore per mobbing.

I papà di una volta, se tornavi a casa con una nota da firmare, loro scrivevano sul diario «bravo prof, raddrizzi la schiena a questi invertebrati».

I papà moderni portano i figli a fare magic jumping buttandosi dai ponti dell’autostrada per 250 metri, ma se devono fare le condoglianze alla vicina a cui è morto il marito si cagano sotto.

I papà moderni ti spiegano come si usano le applicazioni su iPhone tipo Shazam o iTorcia, ma non sanno che differenza c’è tra un uovo per fare la carbonara e uno da cui nasce un pulcino.

I papà moderni ti spiegano la differenza tra musica lounge, tecno e ambient, ma non sanno cantarti «Che gelida manina se la lasci riscaldar...» della Bohème . Mio papà, quando andava alla cena dei coscritti, tornava alticcio, come tutti i coscritti, apriva la porta di casa e attaccava l’aria del tenore. La mamma, trattenendo il riso, fingeva di essere la Mimì dell’opera e lasciava paziente che il suo Rodolfo si smarrisse tra le ottave e gli accordi irraggiungibili e si addormentasse vestito. Io e mia sorella eravamo convinti che nostro papà fosse più bravo di Mario Del Monaco.

Quando poi un figlio moderno compie 16 anni, i loro papà li accompagnano in discoteca alle 23 e li vanno a prendere alle 4 del mattino con il Suv.

I papà di una volta piuttosto che mandarti in discoteca si mettevano a studiare con te i verbi irregolari e il genitivo sassone.

Fare i compiti insieme al papà moderno è molto istruttivo: è probabile che ti aiuti a comprendere le equazioni, che sappia i fiumi, i monti e la capitale delle Maldive, e che conosca la differenza tra Valentino e Dolce & Gabbana.

Se facevi i compiti con i papà di una volta eri bocciato di sicuro.

I papà moderni vogliono vestirsi come i loro figli, parlare come loro e vogliono diventare loro amici su Facebook.

I papà moderni sono contenti quando i loro figli accettano di essergli amici su Facebook. Ho sentito la nonna borbottare e diceva che o si fa il papà o si fa l’amico.

Se i figli moderni chiedono: «Papà, cosa preferisci: la pasta o il riso?», loro rispondono: dipende...

Papà, ma tu voti a destra o a sinistra? Dipende...

Se i figli domandano se bisogna sempre dire la verità, i papà moderni rispondono: dipende...

Ma papà bisogna fermarsi per far passare i pedoni sulle strisce? Dipende...

Ma papi, è vero che fa male farsi uno spinello? Dipende...

Papà, ma a te piacciono le donne vero? Dipende...

Mio papà, a cui è sempre piaciuto il risotto, mi ha insegnato cose meravigliose: a fare il presepe, a tifare per l’Inter, a fare il nodo della cravatta, a fare la barba con la lametta, ad andare in bicicletta, a bere un bicchiere di vino tutto d’un fiato, a vestirsi bene la domenica, a essere bravo nel lavoro, a cercare di avere sempre un amico, a portare un mazzo di fiori ogni tanto a tua moglie, a ricordarsi dei nonni e dei nostri morti, perché noi senza di loro non ci saremmo, perché Giacomo è figlio di Albino il fresatore, che era figlio di Domenico il mezzadro, figlio di Adriano il ciabattino che era figlio di Giuseppe il falegname figlio di Giosuè lo stalliere...

Dalla prima elementare alle terza media si fa di tutto per assomigliare e imitare il papà, dai 15 anni ai 22 non lo puoi vedere, fino ai 36 ti è abbastanza indifferente, verso i 40 ti fa incazzare da morire perché nel frattempo lui ha superato i settanta e se in gioventù aveva il suo bel carattere adesso è ostinato come tutti gli anziani, dai 42 in avanti riesci a capire quanto sforzo abbia fatto a studiare l’inglese con te e ne provi una tenerezza struggente.

Ho cercato tutta la vita di non assomigliare a mio papà e ora invece mi accorgo di essere uguale: me ne sono accorto quando mio figlio l’altro giorno mi ha chiesto come si dice centravanti in inglese.
Giacomo Poretti

mercoledì 8 febbraio 2012

Sistemi di tassazione nella storia

"Puoi avere un signore, puoi avere un re, ma l'uomo di cui aver paura è l'esattore delle imposte"
Iscrizione in segni cuneiformi su argilla, ritrovata nella regione dello Shumer (odierno Iraq), risalente al 4000 a. C. Citata da Victor Uckmar nel corso dell'audizione al Senato del 15 dicembre 2011 sul tema della riforma fiscale.

mercoledì 21 dicembre 2011

Preghiera dietro le sbarre

O Dio, dammi il coraggio di chiamarti Padre.
Sai che non sempre riesco a pensarti con l’attenzione che meriti.
Tu non ti sei dimenticato di me, anche se vivo spesso lontano dalla luce del tuo volto.
Fatti sentire vicino, nonostante tutto, nonostante il mio peccato grande o piccolo, segreto o pubblico che sia.
Dammi la pace interiore, quella che solo tu sai dare.
Dammi la forza di essere vero, sincero; strappa dal mio volto le maschere che oscurano la consapevolezza che io valgo qualcosa solo perché sono tuo figlio. Perdona le mie colpe e dammi insieme la possibilità di fare il bene.
Accorcia le mie notti insonni; dammi la grazia della conversione del cuore.
Ricordati, Padre, di coloro che sono fuori di qui e che mi vogliono ancora bene, perché pensando a loro, io mi ricordi che solo l’amore dà vita mentre l’odio distrugge e il rancore trasforma in inferno le lunghe e interminabili giornate.
Ricordati di me, o Dio, amen.

Natale 2011, carcerato Stefano, reparto g11, Rebibbia.

lunedì 27 giugno 2011

Se l'omoses­sualità è pura, la paternità è sporca

La palma d'oro della settimana va al Te­st­imonial Universale e valoroso onco­logo Umberto Veronesi che ha detto: l'amore più puro è quello omosessuale, perché è fine a se stesso e non mira a pro­creare. [...] Leg­gevo la battuta di Veronesi la mattina del 24 giugno. Era San Giovanni e per la prima volta nella mia vita non potevo fa­re gli auguri a mio padre e sentire ogni anno più flebile e accorato il suo ringra­ziamento. Se non ci fosse stato il suo amore impuro con mia madre, non sarei qui. E così i miei figli, e voi tutti, e lei, professore. Se quell'amore era impuro, preferisco vivere in una sporca società. Al diavolo la purezza.
Marcello Veneziani, "Il Giornale", 26 giugno 2011

mercoledì 10 novembre 2010

Il senso della vita e i 33 mineros

"Laggiù ho litigato con Dio e col diavolo. Hanno litigato per avermi. Dio ha vinto, io ho preso la sua mano, la migliore. Non ha mai vacillato la mia certezza che Dio mi avrebbe tirato fuori." Grazie, mineros.
Riportato da Annalena Valenti, Tempi, 27.10.2010, pag. 53

mercoledì 23 giugno 2010

Caro marito, cara moglie

Caro marito, ti scrivo questa lettera per dirti che ti lascio per qualcosa di meglio. Sono stata una brava moglie per te per sette anni e non devo dimostrartelo. Queste due ultime settimane sono state un inferno. Il tuo capo mi ha chiamato per dirmi che oggi ti sei licenziato e questa è stata solo la tua ultima cazzata. La settimana scorsa sei tornato a casa e non hai notato che ero stata a farmi i capelli e le unghie, che avevo cucinato il tuo piatto preferito ed indossavo una nuova marca di lingerie. Sei tornato a casa e hai mangiato in due minuti, e poi sei andato subito a dormire dopo aver guardato la partita. Non mi dici più che mi ami, non mi tocchi più. Che tu mi stia prendendo in giro o non mi ami più, qualsiasi cosa sia, io ti lascio.
Buona fortuna!
Firmato: la tua ex moglie
P.s.: se stai cercando di trovarmi, non farlo: tuo fratello e io stiamo andando a vivere a Rimini insieme.


Cara ex moglie, niente ha riempito la mia giornata come il ricevere la tua lettera. E’ vero che io e te siamo stati sposati per sette anni, sebbene l’ideale di brava moglie, a patto che esista, sia molto lontano da quello che tu sei stata. Guardo lo sport così, tanto per cercare di affogarci i tuoi continui rimproveri. Va così male che non può funzionare. Ho notato quando ti sei tagliata tutti i capelli la scorsa settimana, e la prima cosa che ho pensato è stata: “sembri un uomo!” Mia madre mi ha insegnato a non dire nulla se non si può dire niente di carino. Hai cucinato il mio piatto preferito, ma forse ti sei confusa con mio fratello, perché ho smesso di mangiare maiale sedici anni fa. Sono andato a dormire quando tu indossavi quella nuova lingerie perché l’etichetta del prezzo era ancora attaccata: ho pregato fosse solo una coincidenza il fatto di aver prestato a mio fratello 50 euro l’altro giorno, e che la tua lingerie costasse 49,99 euro. Nonostante tutto questo, ti amavo ancora e sentivo che potevamo uscirne.
Così quando ho scoperto che avevo vinto alla lotteria 10 milioni di euro, mi sono licenziato e ho comprato due biglietti per la Giamaica. Ma quando sono tornato tu te ne eri andata. Penso che ogni cosa succeda per una precisa ragione. Spero tu abbia la vita piena che hai sempre voluto. Il mio avvocato ha detto, vista la lettera che hai scritto, che non avrai un centesimo da me.
Abbi cura di te!
Firmato: ricco come il demonio e libero

P.s.: non so se te l’ho mai detto ma mio fratello, prima di chiamarsi Carlo, si chiamava Carla: spero che questo non sia un problema.

venerdì 5 marzo 2010

La vocazione del cristiano nella vita pubblica americana

"Kennedy [...] lasciò un'impronta durevole nella politica americana. Fu sincero, convincente, argomentato... e sbagliato. Non sbagliato sul patriottismo dei cattolici, ma sbagliato sulla storia americana e ancor più sul ruolo della fede religiosa nella vita della nostra nazione. E non fu semplicemente "sbagliato". Il suo discorso di Houston minò dalle fondamenta il ruolo non solo dei cattolici, ma di tutti i credenti religiosi, nella vita pubblica e nello spazio politico dell'America. Oggi, mezzo secolo dopo, ancora paghiamo quel danno.[...]
La fede cristiana non è una lista di precetti etici o di dottrine. Non è un insieme di teorie sulla giustizia sociale ed economica. [...] la vita cristiana comincia in una relazione con Gesù Cristo; e porta frutti di giustizia, misericordia e amore che noi mostriamo agli altri a motivo di questa relazione.
Gesù disse: "Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente. Questo è il grande e primo comandamento. Il secondo poi è simile a quello: Amerai il tuo prossimo come te stesso. Da questi due comandamenti dipendono tutta la Legge e i Profeti" (Matteo 22, 37-40). Questa è la prova della nostra fede, e senza una passione per Gesù Cristo nei nostri cuori che modelli le nostre vite, il cristianesimo è solo un gioco di parole e una leggenda. Una relazione ha delle conseguenze. Un uomo sposato impegnerà se stesso a certe azioni e comportamenti, non importa ciò che costano, se non per l'amore che porta per la propria sposa. La nostra relazione con Dio è la stessa. Dobbiamo vivere e provare il nostro amore con le nostre azioni, non solo nelle nostre vite personali e familiari, ma anche nello spazio pubblico. Di conseguenza i cristiani come singoli e la Chiesa come comunità credente si impegnano a livello politico come per un comandamento della Parola di Dio. La legge umana insegna e forma così come pone delle regole; e la politica umana è l'esercizio del potere: il che significa che entrambe hanno implicazioni morali che il cristiano non può ignorare, se vuol rimanere fedele alla sua vocazione come luce per il mondo (Matteo 5, 14-16)."

Charles J. Chaput, arcivescovo di Denver, tratto dalla relazione alla conferenza tenuta il 1 marzo 2010 presso la Baptist University di Houston, pubblicato da www.chiesa.espressonline.it