lunedì 28 settembre 2009

Salvate il soldato Gennaro. E anche i nostri bambini.

Dopo il funerale dei sei giovani soldati, la retorica ha grondato ovunque. Ma pur nel brodo e nella melassa, è emerso un purissimo, maestoso e umile pezzo di realtà. Che è la realtà del cuore. Ferito e desideroso di bene per coloro che sono stati colpiti dal dolore: i bimbetti, le madri, le fidanzate, le spose e i compagni… La commozione reale, insomma, che in tutti ha rintoccato. Più vera e più forte di ogni altro sentimentalismo. Sotto le emozioni più forti e passeggere. Un pezzo di realtà puro, magari per un istante, è emerso: il pezzo di realtà chiamato cuore. Chenon è la somma confusa dei sentimenti, i quali per loro natura sono volatili e spesso contradditori. Ma che è il punto di noi in cui si chiarisce (sì, si chiarisce, anche se lo avvolgono le nebbie) che cosa è la vita e per che cosa è fatta. Il cuore è quel pezzo di realtà che ci permette di guardare e giudicare la realtà intorno a noi. Nell’ammirazione per il sacrificio di quei ragazzi è emerso il cuore. Nella addoloratissima simpatia per quelle famiglie semplici, mica perfette, amanti, legate, è emerso il cuore. Nella commozione perché la vita no, non è il paradiso e ci vuoleun altare davanti a cui chiedere, e pregare e invocare, è emerso il cuore. E nella considerazione che occorre fare di tutto per salvare i soldati Gennaro, e farli stare là se si deve, ma non invano. Non bisogna occultarlo. Non bisogna vergognarsene. E soprattutto bisogna salvare il cuore nostro e dei nostri bambini dalla corrosione acida di quei maestri o professori che non han voluto far fare il minuto di silenzio per commemorare i soldati. Che hanno accampato macabre scuse (“facciamolo per i morti sul lavoro, piuttosto” –come se si portasse rispetto a un morto offendendone un altro). Che hanno voluto far politica con l’educazione dei ragazzini. Gli stessi maestri e professori che inneggiano alla Costituzione, alla laicità della scuola, al denaro pubblico versato per tenere il loro culo al caldo con la pensione e tutto il resto assicurato. Occorre saper fare la guerra per portare la pace, a volte. E in Afghanistan i nostri ci stanno provando. Ma intanto c’è da fare una “guerra” pure qui all’idiozia gonfia e tronfia di ideologia che s’abbarbica ovunque e che abbatte vigliaccamente un Paese molto più di cento vigliacchi attentati al tritolo contro i nostri parà.

Davide Rondoni, da "clanDestino Zoom" n. 314 - 28.09.2009