martedì 25 novembre 2008

È, se canta.

A Natale, alle quattro del mattino, sono andato alla prima messa nella cattedrale. La volta tetra con le sue colonne, il rosone e i vetri colorati e la folla in ginocchio erano illuminati solo a metà dalle lampade. Il canto del coro invisibile sembrava aleggiare sopra il coro e l'altare e rispondere alle note piene dell'organo potente.
Non sono cattolico e m'importava poco dello scampanellare e dell'inginocchiarsi di quei preti variopinti, però il canto da solo mi fece più impressione delle frasi insipide ed eternamente uguali della maggior parte dei nostri pastori che anno per anno, a Natale, non sanno dire, di solito, niente di più intelligente se non che il buon Signore Iddio è stato veramente un uomo giudizioso a far venire al mondo Cristo propio in questo periodo.
Georg Büchner, Strasburgo gennaio 1833, "Lettere alla famiglia", in "Opere", Adelphi, 1963

1 commento:

mafalda ha detto...

beh, che dire, il titolo parla da sé...quando iniziai a cantare mi resi conto di esserci, di esser viva, che ero protagonista di me stessa e non che mi girassero attorno cose, persone ed eventi.
è una memoria antica questa, percepita alla scuola materna con le canzoncine a una voce e che mi si è radicata, accendendo un interruttore mai spento, con la prima polifonia quando avevo sei anni...che dire, chi canta lo sa.
e il verbo, che in principio era, non è mera parola, ma suono.
Dio è canto, e lui lo sa.